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Ingo Maurer, il seduttore della luce
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Porca Miseria!, 1994 | Ingo Maurer
Jl FilpoC, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Ingo Maurer (1932-2019) ha cambiato, con il suo sguardo poetico, ironico e giocoso, il mondo degli apparecchi di illuminazione. Maurer, che è stato sia progettista sia produttore delle proprie lampade – realizzate ancora oggi nella sua fabbrica in Baviera – è stato anche un maestro di innovazione, curioso e abile sperimentatore di materiali e tipologie di illuminazione.

Leggenda vuole che tutto abbia avuto inizio andando a pesca con il padre, sul lago di Costanza. Ingo Maurer è affascinato dagli effetti della luce sulla superficie dell’acqua, ma anche dalla natura circostante – tanto che nuvole, uccelli e foglie ispireranno molti dei suoi design.

Nei suoi progetti, intuizione e tecnica saranno sempre in perfetto equilibrio. Non a caso il suo primo successo nel mondo del design, oggi parte della collezione permanente del MoMA, è Bulb, una lampada basata sulla classica e tradizionale lampadina di Edison. Un archetipo nato in sogno a Venezia e realizzato il giorno dopo nelle fornaci di Murano, che dimostra una volta per sempre quanto sia sottile, per Maurer, il confine tra arte, artigianato e design. Ma Bulb è anche l’incarnazione di un altro aspetto della filosofia di Maurer: l’idea che la cosa importante, in una lampada, sia la luce, più che la forma. «[La luce] è la quarta dimensione. Qualcosa di spirituale, di mistico, strettamente connesso con il nostro benessere», sosteneva in una delle ultime interviste, nel 2015 per Living. Un tema che è stato ricorrente nel suo lavoro, diventando un nuovo paradigma per l’industria della luce.
Pollux | Ingo Maurer
Jula2812, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Common
Imprenditore prima che designer, Ingo Maurer fu anche un’azienda. E benché non c’è dubbio che la sua genialità stesse alla base di tutto, furono la sua capacità imprenditoriale, la volontà di coinvolgere e valorizzare i collaboratori, e l’intuizione di mettersi da parte a favore del bene comune a rendere grandi le sue idee. Parlando della sua officina creativa al Corriere della Sera, nel 2018, Maurer diceva: «È il mio caos pieno di favole. Mi è riuscito di creare un team che considero un bouquet composto da molti fiori diversi».

Per tutta la sua carriera, luoghi e incontri rimarranno fonte d’ispirazione: dagli origami giapponesi ai Mobiles dell’artista Alexander Calder, dall’immaginario della cultura pop al ready-made, all’arte minimale. Tra i più di 200 pezzi disegnati e prodotti in oltre cinquant’anni, i più noti sono forse Lucellino, una lampadina con le ali, capolavoro di poesia e delicatezza declinato in decine di varianti; il sistema YaYaHo che l’utente può modificare a piacere, e che tra l’altro introdusse in Europa le luci a catena a basso voltaggio; la Campari Light, lampada realizzata con le iconiche bottigliette del Campari disegnate da Fortunato Depero e la Canned Light, omaggio a Andy Warhol e alle sue zuppe Campbell. Altri progetti emblematici sono la lampada Zettel’s e l’applique Holonzki, che mostrano la sua sensibilità verso la presenza/assenza della luce. La sua lampada preferita, tuttavia, rimase quella disegnata per la moglie: segno che per lui lavoro e amore erano fortemente interconnessi, anzi, che il lavoro era un modo di esprimere amore.
Lucellino, 1992 | Ingo Maurer
VJOHSJENS, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Common
Ingo Maurer è stato anche un pioniere delle nuove tecnologie. Oltre alla già ricordata catena di luci a basso voltaggio, che aprì la strada a molte interpretazioni successive, Maurer fu il primo a usare la tecnologia a LED nelle lampade da tavolo, quindi gli OLED nel 2006. Nelle sue lampade, l’installazione degli elementi è sbalorditiva – semplice, essenziale e onesta, senza sovrastrutture tecniche. Merito del costante confronto con i suoi tecnici, cui dava spazio per esprimersi e sperimentare, esaltando il lavoro di équipe.

Del suo lavoro, il designer Alessandro Mendini disse: «Maurer non disegna lampade come fa ogni normale e tipico designer. Maurer ‘usa’ le lampadine (di tutti i tipi), le combina, le strumentalizza, le monta assieme, le smonta, le divide, eccetera, per obbiettivi e finalità che non hanno direttamente a che fare con l’intenzione di ‘disegnare una lampada come strumento per fare luce’. […] Una luce non di raccoglimento, ma anzi una energia nervosa di dispersione».
Lampada Nomos | Incalmi
Di grande ispirazione, per Incalmi, sono stati in particolare il sistema YaYaHo e la lampada Keep Balance, che trae spunto dal mondo circense. Il tema del gesto, dell’equilibrio e dell’interazione con l’utente ha ispirato una delle lampade in collezione – la Nomos – che a Ingo Maurer deve anche la scelta di forme semplici e l’ardita sperimentazione materica. Anche il tema della trasmissione della luce è fondamentale: per Maurer non era qualcosa da nascondere, ma da valorizzare. Per questo, nelle sue lampade, circuiti e altri dettagli tecnici sono spesso lasciati a vista, o diventano estetici, quasi decorativi: un’idea che ha ispirato la nostra ricerca, tuttora in corso, sui circuiti in rame, il nostro materiale d’elezione.
My New Flame | Ingo Maurer
Alchillumi, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Common
Come Maurer, anche Incalmi crede nel valore dei progetti su misura. Tra le molte realizzazioni site-specific realizzate dal designer tedesco, a colpirci è sempre stata la lampada Golden Ribbon, disegnata per Casa Botines di Antoni Gaudí a Leon, in Spagna. Un semplice nastro metallico sospeso al soffitto, che evoca un raggio di luce. Un oggetto luminoso che è un’opera d’arte a se stante. Ma al di là dei prodotti, sono soprattutto la sua filosofia progettuale, l’approccio giocoso al design e la sua generosità imprenditoriale a essere per noi una costante fonte d’ispirazione.
Kruisherenhotel Maastricht, sculture luminose di Ingo Maurer nel chiostro dell’ex convento
Henk Monster, CC BY 3.0, via Wikimedia Common
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