Veniamo al progetto che avete presentato al Fuorisalone insieme a Incalmi, Ossimori. Il progetto si è evoluto rispetto a com’era stato pensato inizialmente?
LDB: Ossimori è un progetto aperto: l’abbiamo scritto come se fosse la traccia di un film, sapevamo che, un po’ per la scelta di abbinare materiali diversi, che è stato il diktat da cui siamo partiti, e anche per una questione di modalità di lavoro e di persone coinvolte, si sarebbe creato qualcosa di inaspettato. Agli esordi non ci saremmo aspettati di creare insieme al prodotto anche un ambiente Ossimori – è stata una circostanza legata al Salone del Mobile, alla location che ci è stata proposta da Design Variations – ma alla fine siamo riusciti a far entrare lo spettatore nel mondo Ossimori. A livello progettuale, nel tempo sono cambiate molte cose, ma cambiando gli addendi il risultato non cambia, l’ossimoro c’è, ed è ancora più forte.
DDM: È diventato più Incalmi. Noi siamo partiti dal racconto, mettendo a punto un progetto razionale, che poi si è riempito di quell’opulenza che è anche un po’ intrinseca ai materiali, per esempio aver usato il vetro di Murano ha arricchito il progetto. Anche aggiungere i complementi ha rafforzato quello che di primo acchito poteva essere un progetto quasi concettuale, bello ma non utilizzabile, dandogli una proporzione umana perché gli oggetti, la scala degli oggetti, ha reso un prodotto che rischiava di essere museale più che domestico.
Forse questo è servito a rimanere coerenti al vostro approccio, facendo convergere forma e funzione.
DDM: Sì, doveva essere un’esperienza reale, volevamo che le persone potessero toccarlo, usarlo, non doveva essere solo visto ma anche vissuto.
LDB: Ci piace il paradosso per cui un oggetto di design museale crea un cortocircuito con la vita di tutti i giorni. È un oggetto vivo, basta spostarlo o cambiare punto di vista per notarne dei dettagli, apprezzarne la forma e le interazioni con la luce.
Come avete affrontato il tema del colore in questo progetto?
DDM: È stato molto interessante vedere Incalmi al lavoro: noi siamo partiti con un’idea, ma poi ci siamo resi conto che sia il vetro che lo smalto sono materiali vivi, sono materiali che una volta messi in forno possono cambiare completamente cromia in base alla temperatura del forno, al tempo di permanenza. Abbiamo fatto tante prove per ottenere il perfetto bilanciamento dei cromatismi. Non è stata una scelta a tavolino, è stata una scelta di laboratorio.
LDB: È uscito, neanche a farlo apposta, un color albicocca, che sarà uno dei colori di tendenza dei prossimi anni.
Quali evoluzioni immaginate per questo progetto?
LDB: Ossimori non è finito. La collezione vista in fiera si potrà espandere in forme diverse – nel progetto avevamo incluso anche specchiere e altri complementi d’arredo realizzati nello stesso modo. In più a questo punto abbiamo fatto entrare in gioco il vetro di Murano: sarà divertente capire cosa il vetro ci permette di fare, e vedremo come si modificano i colori codificati dalla tradizione quando vengono abbinati a queste lastre. Se il rosa può diventare un’albicocca, vedremo cosa accadrà con il blu e con il verde. Il progetto prevede altri cinque o sei temi che verranno sviluppati da adesso in poi a livello di complemento, oggetti che giocano con la percezione, con la prospettiva e con il contrasto tra materiali, che può anche non essere un contrasto tra materiali diversi ma un contrasto monomateriale però che gioca con reazioni chimiche diverse nello stesso materiale.