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L’eredità di Carlo Scarpa tra architettura e design
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Brioni | Incalmi Collection 2022
Carlo Scarpa è un maestro del Novecento, uno degli architetti moderni più noti e studiati. La bibliografia su di lui è ampissima, la fortuna critica enorme, le sue opere dei classici. Nato e vissuto a Venezia, Scarpa è stato un architetto, un designer e un docente coltissimo, aperto alle idee contemporanee ma allo stesso tempo attento alle forme della cultura tradizionale, sia quella europea sia quella dell’Estremo Oriente, di cui era appassionato.
IUAV Venezia | Porta di Carlo Scarpa
Jean-Pierre Dalbéra, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
La sua eredità è indiscutibile: pur non avendo lasciato alcuna produzione teorica, le sue opere continuano a ispirare designer e architetti, attratti da un patrimonio sterminato di forme, dalla sua ironia, ma soprattutto da un modo di concepire l’architettura che vede nell’aria, nella luce e nei colori degli strumenti espressivi al pari dei materiali da costruzione.
Se la formazione accademica ebbe un peso decisivo per lo sviluppo della sua poetica, altrettanto importante fu il lavoro con il vetro, dapprima come consulente artistico della vetreria MVM Cappellin & C., quindi, dal 1932 al 1947, della Venini, per cui studiò vasi, oggetti, lampade e apparecchi per l’illuminazione. Per un’azienda come Incalmi, nata a Murano nell’ambiente del vetro, il lavoro di Scarpa è un’ispirazione costante. Il libro di Marino Barovier, Carlo Scarpa. I vetri di un architetto, è sempre sulle nostre scrivanie, ma anche le opere realizzate a Venezia e in Veneto sono imprescindibili.
Fondazione Querini Stampalia, dettaglio architettonico | Venezia
Jean-Pierre Dalbéra from Paris, France, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Giardino delle Sculture | Biennale di Venezia
by Seier+Seier available under CC BY-NC 2.0
Memoriale Brion | Altivole (TV)
Filippo Poli, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Venezia è infatti una sorta di museo scarpiano a cielo aperto. A partire dalla Fondazione Querini Stampalia (1959-63), esempio perfetto della commistione tra materiale e immateriale: nell’atrio d’ingresso, passaggi e cunicoli fanno entrare l’acqua nell’edificio, rendendo il mare un elemento architettonico, al pari di scalini e vasche. Nei Giardini della Biennale, si devono a Scarpa i progetti del Giardino delle sculture nel Padiglione Italia (1950-52), un interno intimo, poetico e raccolto ispirato all’Oriente e il Padiglione del Venezuela (1953-56). Ed è nel negozio Olivetti di piazza San Marco (1957- 1958) che si capisce cosa s’intende per architettura come “arte visuale”. Gli ambienti sono pavimentati con tessere colorate di marmo e vetro di Murano, intervallate da pietra bianca e lucida: per effetto della luce, i colori diventano più chiari man mano che ci si allontana dalle finestre.
Negozio Olivetti, dettaglio del pavimento | Venezia
by seier+seier, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Negozio Olivetti, dettaglio architettonico esterno | Venezia
by Seier+Seier available under CC BY-NC 2.0
Gipsoteca del Canova, dettaglio architettonico | Possagno (TV)
by Seier+Seier available under CC BY-NC 2.0
Tra le molte opere realizzate in Veneto – la Gipsoteca canoviana a Possagno (1955-57) e il Museo di Castelvecchio a Verona (1958-74) per citarne solo due –  la più famosa, forse perché ha assunto il significato di un vero e proprio lascito, è la tomba Brion, il complesso funerario realizzato per i coniugi Brion a San Vito di Altivole. L’opera, realizzata tra il 1969 e il 1978, anno della morte di Scarpa, è la sintesi delle forme, dei materiali e delle combinazioni compositive, luminose e spaziali dell’architetto. Una sintesi a cui abbiamo voluto rendere omaggio con la nostra collezione Brioni.
Come produttori di oggetti, infatti, dobbiamo a Scarpa anche l’interesse per la piccola scala: sembra che, durante una conferenza tenuta all’Accademia di Vienna nel 1976, abbia detto: «se permettete, una piccola mia idea: grande opera d’arte, sempre dimensione piccola». Non possiamo che sottoscrivere.
Brioni | Incalmi Collection 2022
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