La sua eredità è indiscutibile: pur non avendo lasciato alcuna produzione teorica, le sue opere continuano a ispirare designer e architetti, attratti da un patrimonio sterminato di forme, dalla sua ironia, ma soprattutto da un modo di concepire l’architettura che vede nell’aria, nella luce e nei colori degli strumenti espressivi al pari dei materiali da costruzione.
Se la formazione accademica ebbe un peso decisivo per lo sviluppo della sua poetica, altrettanto importante fu il lavoro con il vetro, dapprima come consulente artistico della vetreria MVM Cappellin & C., quindi, dal 1932 al 1947, della Venini, per cui studiò vasi, oggetti, lampade e apparecchi per l’illuminazione. Per un’azienda come Incalmi, nata a Murano nell’ambiente del vetro, il lavoro di Scarpa è un’ispirazione costante. Il libro di Marino Barovier, Carlo Scarpa. I vetri di un architetto, è sempre sulle nostre scrivanie, ma anche le opere realizzate a Venezia e in Veneto sono imprescindibili.